Avvicinarsi, appoggiarsi, «un t'acostare» (non ti avvicinare) - «è meglio un'acostasse» (meglio non avvicinarsi) - «Acostete a le prode» - Avvicinati al bordo ad esempio il bordo strada
Raccomandazione e vantaggio per conoscenza diretta o indiretta «Senz'acosti un saresti arivato 'n do sè arivo» - pl. Acosti - anche Accostato ovvero avvicinato
Andiamo, una delle espressioni piu tipiche di noi aretini: «alo si va?» anche Suvvia! es. «La mamma ai cittini: Barbera! Giacomo! Quande la mema dice aloe dev'essere aloe!!!»
Una parola convenzionale per i provinciali: dopo una domenica di struggenti patimenti insieme alle ragazze del paese senza cavarne niente la sera tutti dall'Assuntona ad Arezzo che era il bordello più infimo (metà anni '50).
Miglioramento del tempo. Esempio
All'indomani del'incaciata de neve era prevista una girata in bici. Nessuno volle partecipare e alora "... ce s'arvede quande sdolca".
Bersaglio girevole, mezza figura di Moro che i cavalieri devono colpire, nella giostra del Saracino, inoltre, ha il senso di bruttezza «sè brutto quanto 'l buratto»
Spuntoni delle penne, peli irti, barba incolta o i pochi capelli che spuntano in una testa quasi calva. "Oh fatteli cotesti cacchioni che 'n te se pol vedere!"
"Fogna. Per gli aretini era anche un modo molto usato per indicare il punto del Corso, allora Borgo Maestro che s'incrocia con via Garibaldi nei pressi del bar"
nome toscano dell'uccello altrimenti noto come luì piccolo - Nel dialetto aretino utilizzato sia per definire una persona alta e smilza che una persona ignorante e volgare
Toccare continuamente con le mani. Usato spesso in senso negativo "Smetti de cincischiare quela robba che te 'nsuddeci tutto!" com "triminare" - anche usato per definire un atteggiamento che non porta a nulla
Anche culcitrone o culcidrone. E' il toponimo che identifica il nostro rione. Deriva dai tanti "materassai" che lavoravano nella zona. I materassai in latino erano i "culcitrones"
Attrezzo chiassoso e stizzante che sostituiva le campane nel periodo di Pasqua quando queste erano legate. La E s'intende A ma nelle nostre campagne il "male" diventava "mèle" e il "pane" in "pène" nè più e nè meno dei baresi
Vagabondo, godereccio "l'arte di Michelaccio: mangiare, bere e andare a spasso" Anche se il detto molto più antico, con altra rima: "l'arte de Michelazzo: mangiare, bere e fare un cazzo"
I Francesi. Ai tempi dei moti del "Viva Maria" del 1799 i napoleonici occupanti affiggevano editti con l'incipit "Nous Voulons" . Da qui il sarcastico nomignolo per i cugini d'oltralpe
Detto come esclamazione significa sette volte coglione ma per lo piu viene usato per indicare compassione autelo parino, 'n lo vedi che 'nne sta ritto! (parola aretina doc)
Sottile strato di terra, con erba compresa, della superficie di un badile. (Termine per definire una persona rozza proprio ai limiti minimi del comportamento come anche bietela, rapo e zolla)
Aringa, o altro pesce poco pregiato. Anche renga si dice anche in chianino ma, Saracca (sempre in chianino) corrisponde in italiano anche a Scaracchio - Sputo catarroso