gli illustri

Adolfo De Carolis 1874/1928

Ritratto di Uomini Illustri Aretini

Nel 1913 il Consiglio Provinciale aveva deliberato l’inizio dei lavori di ristrutturazione di due palazzi che si affacciavano sul duomo determinandone il ripristino e l’ampliamento che permise di avere lo spazio adeguato per un’ampia sala consiliare.
Nel 1921 l’ingegnere Giuseppe Paoli, autore e direttore del progetto, scelse l’artista marchigiano, all'epoca noto e molto apprezzato, preferendolo a Galileo Chini.
Il tema dominante dell’intero programma iconografico, ideato dallo stesso Paoli, è l’esaltazione della Terra Aretina, bagnata da i due grandi fiumi, Tevere e Arno, iniziando dagli stemmi di dieci comuni della provincia ancora visibili nella parte superiore dei vetri delle grandi finestre che si affacciano verso il Duomo, per concludersi nel grande affresco della parete di fondo con i Grandi Aretini.
Il tema degli uomini Illustri è il punto iniziale della decorazione, intorno al quale si articolano i soggetti raffigurati sulle altre pareti con grandi fregi raffiguranti il lavoro dei campi e il lavoro nelle miniere. Secondo un gusto neo-quattrocentista, assai diffuso all'inizio del Novecento, il De Carolis ha concepito l’affresco come un grande fondale architettonico, sormontato dallo stemma di Arezzo e dalle figure allegoriche della Storia, della Tradizione, delle Arti e delle Scienze e davanti al quale, entrando da due aperture poste alle estremità della scena, rispettivamente a sinistra e a destra, passano i personaggi illustri che hanno avuto i natali nella città e nei comuni della Provincia aretina.
La scelta dei soggetti è stato il risultato di una stretta collaborazione con l’allora Regia Accademia Petrarca e con alcuni eruditi locali, primo tra tutti, Ugo Viviani.

descrizione

Il "Ritratto di Uomini Illustri Aretini", costituisce l'approdo del pittore Adolfo De Carolis nel magico mondo Preraffaellita. Per l'Artista i "Grandi" raffigurati rappresentano un esempio di dignità, veri e propri modelli ai quali ogni uomo dovrebbe rifarsi.

L'opera situata nella parete opposta della "tribuna", appare divisa in due zone: una superiore con tema prevaricante la rappresentazione delle arti del trivio e del quadrivio ed una inferiore rappresentante la schiera dei "Grandi Aretini"

Zona Superiore

Al centro è collocato lo stemma aretino, caratterizzato da un cavallino rampante, sorretto da due fanciulli nudi ai cui lati sono rappresentate le figure classicheggianti di due donne che impersonificano l'Arte e la Scienza.

Proseguendo verso gli estremi dell'affresco, mantenendoci sulla sezione osservata, vengono raffigurate le arti liberali del trivio (sx) e del quadrivio (dx), alle quali fanno da sfondo dei fanciulli che sorreggono un drappo rosso che chiude lo spazio retrostante.

Agli estremi superiori dell'opera sono rappresentati elementi storico architettonici, che sono di estrema utilità per il riconoscimento della città di Arezzo, come teatro dei concetti espressi dal De Carolis.

Troviamo dunque a sinistra le rappresentazioni della Chimera di Arezzo e della Dea Minerva, simboli delle origini della nostra città, e della cultura dei nostri antenati Etruschi.

A destra, gli elementi caratteristici di due architetture religiose di fondamentale rilevanza: Il campanile della Pieve Aretina e Il Duomo, raffigurati in uno skyline che è indice oltre che del riconoscimento di un luogo, anche dell'assetto del suo territorio, inteso come "Arezzo, città collinare", dove la Pieve, risulta in effetti posta più in basso della Cattedrale, regalando in un immagine molteplici concetti.

Zona Inferiore

Le figure sono collocate in un corridoio delimitato da due porte fittizie poste agli estremi dell'opera. I nomi dei personaggi furono suggeriti al De Carolis dall'Accademia del Petrarca. Sono rappresentati uomini "Grandi", ambasciatori di Arte e Scienza con le loro opere in tutto il globo, artefici di creazioni artistiche e pubblicazioni scientifiche, che portano alla città un valore storico che parte dal loro operato in Arezzo nel passato estendendosi al mondo accademico ai giorni nostri.

Troviamo al centro la figura di Michelangelo scultore, isolato dal resto del gruppo da un pronao;

dietro di lui, uno dei suoi Prigioni, colto nell'intento di divenire forma perfetta, attraverso la traformazione della materia, colto nel momento della trazione muscolare.

Con questa rappresentazione l'artista vuole sottolineare che i grandi, essendo anch'essi uguali agli uomini comuni, hanno saputo distinguersi allontanando la Materia (ignoranza) per giungere all'Idea (Verità).

La disposizione delle figure rimanda alla "Scuola di Atene" di Raffaello, mentre l'estrema razionalità spaziale fa pensare a Masaccio, Piero della Francesca e Andrea del Castagno. Molto accurata è la ricerca fisionomica che dona alle figure un significato intrinseco e ne conferma la loro appartenenza alla Storia.

Collocazione degli Uomini Illustri Aretini

Gli illustri aretini raffigurati nell'opera sono partendo da sinistra:

Mecenate d'Arezzo - Guido Monaco (musicista) - Guglielmo degli Ubertini - Margarito d'Arezzo (pittore scultore ed architetto nel quale Adolfo De Carolis si è raffigurato come autoritratto) - Fra Guittone d'Arezzo (poeta) - Spinello (pittore aretino) - il Masaccio, (pittore di S. Giovanni Valdarno) - Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini - Piero della Francesca (di Borgo S. Sepolcro) - Cristoforo Landini (umanista di Pratovecchio) - Mino da Fiesole (scultore) - Luca Signorelli (pittore cortonese posto vicino a Michelangelo)

Dopo la figura dell'illustre pittore appena citato, riconosciamo di seguito:

Andrea Sansovino (scultore) - Bernardo Dovizi (di Bibbiena cardinale e autore) - Giorgio Vasari (celeberrimo artista aretino) - Giulio III (di Monte San Savino) - Pietro Aretino (poeta e letterato) - Benedetto Varchi (storico e umanista) - Andrea Cesalpino (medico e filosofo aretino) - Pietro Berrettini di Cortona (architetto e pittore) - Alessandro dal Borro (uomo d'armi di Loro Ciuffenna) - Francesco Redi (scienziato e letterato aretino) - Bernardo Tanucci (statista di Stia) - Vittorio Fossombroni (matematico) - Pietro Benvenuti (pittore neoclassico di Arezzo)

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FOTOGRAFIE
Alberto Santini e Maurizio Sbragi
collaborazione fotografica di Fotozoom: Giovanni Folli - Claudio Paravani - Lorenzo Sestini - Fabrizio Casalini - Marco Rossi - Acciari Roberto

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